“Vitigno con grappoli lunghi e radi, il granello grasso più peloso che ogni altra sorte di uve che siano, il sapore suo è dolce e odorifero e così rende il vino; fa bene in paesi e terre calde”. Le parole, della fine del ‘500, si devono a Giovan Vettorio Soderini (agronomo famoso per il suo “Trattato della coltivazione delle viti, e del frutto che se ne puô cavare”) e si riferiscono al Ciliegiolo, vino dalla storia antica, quasi dimenticato e abbandonato.